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La storia del Gruppo Italiano Dressage

LA COSTITUZIONE DEL GID

Negli anni che hanno preceduto la costituzione del GID, agli albori del Dressage in Italia tale discipli­na olimpica era pressoché ignorata dalla Federa­zione Italiana Sport Equestri: nessun stanziamento di fondi per incrementare o semplicemente aiutare tale disciplina era stato mai deliberato dal Consiglio Federale: mai nessun cavaliere aveva partecipato ai campionati europei, mondiali o olimpici.

Pochi erano i cavalieri che si erano interessati alla disciplina. Ricordiamo:

  • anni '50: il marchese Fabio Mangilli, olimpioni­co di completo, che in seguito fece alcune gare internazionali di dressage.

  • anni '60: un nucleo di 4 o 5 cavalieri che si era costituito presso la Società Ippica Monzese sotto la guida del maestro Ugo Menicanti e I'assisten­za saltuaria dell'olimpionico Henri Chammartin, facendo conto soltanto sulle proprie risorse finanzia­rie, ottenne I'autorizzazione a partecipare ad al­cuni concorsi internazionali di dressage, tra i quali Acquisgrana, Berna, Losanna; tra questi appassionati ricordiamo il giudice internazionale ufficiale di dressage Adalberto Boetti.

  • anni '60-'80: un altro grande appassionato ca­valiere, che ha dedicato tutta la sua vita ad ap­profondire I'arte equestre del completo prima e del dressage in seguito, è stato il Gen. Domenico Su­sanna, autore di alcuni libri di equitazione;

  • anni '70: immediatamente prima della costituzio­ne del GID si avvicinava al dressage un esperto cavaliere internazionale di salto, Fausto Puccini, egli ha iniziato nel 1974 con i suoi splendidi cavalli Milord e Palazzo un'intensa preparazione che gli ha acconsentito nell'estate del 1976 di essere 11 primo italiano a partecipare alle olimpiadi di dressage (quelle di Montreal). Si pensi chela FISE per rilasciargli I'autorizzazione fu costretta a sottoporlo ad una prova alla presenza del M.se Mangilli e di due giudici stranieri appositamente convocati perchè non vi era stato il tempo per sue partecipazioni a concorsi internazionali.

Per rendersi conto di quali fossero le idee circolanti all'epoca è bene rileggere l'articolo pubblicato nel 1978 su "Sport Equestri" a firma del Col. Napoleone Maravigna, di cui riportiamo uno stralcio: "In Italia non vi sarà mai nessun cavaliere degno di questo nome e di questa classifica che si dedicherà al "Dressage". Ma domandiamoci: a che serve il “Dressage”? A nulla. A far soffrire un certo numero di cavalli, a creare degli istruttori che non servirebbero che a produrre cavalli da circo. Credo chela F.I.S.E. non intenda entrare nel "Gran Giro del Dressage Internazionale", dopo 70 anni che lo rinnega... e giustamente...!"

Nel febbraio del 1976 il Cap. Franco Pellegrino appassionatosi al dressage ed intuita la necessità di un'associazione che raggruppasse i praticanti della disciplina e che potesse stimolare I'interesse della F.I.S.E. e contribuire a far rientrare le preven­zioni come quella su riportata, invitava alcuni in­teressati a costituire 11 GRUPPO ITALIANO DRES­SAGE. Alla costituzione, in Piazza della Repubbli­ca a Milano alla presenza del notaio, erano con­venuti i seguenti 15 soci fondatori: Alfredo Alag­gi, Paolo Angioni, Adalberto Boetti, Maria Anto­nietta Candiani, Ernesto Fusetti, Sereno Jacomet­ta, Nicoletta Leo, Ettore Mariano, Franco Pellegri­no, Paolo Reinach, Luigi Rossi, Virgilio Sacchi, Pier-franca Suter, Domenico Tanturri, Denise Tartaglio­ne. Il primo Consiglio Direttivo subito eletto era così composto: Presidente M.se Fabio Mangilli, Vice-Presidente Cap. Franco Pellegrino e tra i Consiglieri furono nominati I'avv. Fausto Puccini, il Gen. Do­menico Susanna, il Dr. Paolo Reinach, I'Avv. Etto­re Mariano, i Gen. Lucia Manzin, il Cap. Paolo Angioni e I'ing. Mauro Checcoli. Tra i Revisori dei Conti ricordiamo l'Ing. Franco Marcora ed il Dr. Mario Turner. Al 31 marzo 1976 gli associati erano già 60 e nel 1978 si contavano come associati 14 associazioni e 176 soci singoli. II 25/11/76 I'as­semblea straordinaria della F.I.S.E. riconosceva ufficialmente il GID ed includeva il presidente delI'associazione tra i membri di diritto della Consulta Nazionale degli Sport Equestri. Si ufficializzava così il riconoscimento della disciplina del Dres­sage che negli anni successivi ha saputo dare ri­sultati internazionali positivi come e spesso più si­gnificativi di quelli ottenuti dalle altre discipline olim­pioniche.

         I Presidenti della fondazione sono stati:

1976:          M.se Fabio Mangilli
1977-1978: Cap. Franco Pellegrini
1979-1984: Avv. Elttore Mariano
1985-1988: Cap. Franco Pellegrino
1989-1992: Avv. Guido Jucci
1993-1996: Sig.ra Marcia Valhberg Parronchi.
1996-1998: Sig.ra Milena Isnenghi
1998-2000: Sig.ra Silvia Fiorucci
2000:           Sig. Romano Blasi
2001-2008:  Sig. Giampiero Carretto
dal 2009:     Sig. Luigi Masotto

Fonte: Periodico Dressage – 2/6/1994

 

"UN PASSO INDIETRO - CENNI STORICI SUL DRESSAGE" DI ETTORE MARIANO

La paternità del Dressage va indubbiamente ricercata nell'Accademia di Napoli dove, nel '500, accanto alla musica ed alla danza si insegnava I'equitazio­ne. Che poi i Maestri Napoletani avessero, alla lun­ga, ereditato dagli scudieri di Costantinopoli emigrati a Napoli poco dopo I'apocalittico anno mille, vale a motivare quest’ arte di un contenuto assai più prezioso nel senso che non si trattava di una moda di corte ma in un'arte venuta nei secoli, da quell' Oriente dal quale erano venuti gli stessi cavalli, agili e scat­tanti che sia pure per via Spagna, arabizzata anche in questo, si trovavano a Napoli nel sedicesimo secolo. Indubbiamente l'Accademia Napoletana influenza tutto il mondo equestre d'allora: per imparare da Pignatelli, considerato capostipite, e dai suoi allievi tra i quali primeggiarono Grisone e Fiaschi (quest'ultimo emigrato a Ferrara al seguito di una principessa spagnola che vi era andata sposa ad un Estense) accorrevano da Parigi gli scudieri di quella corte ed i più illustri, come Pluvinel, concorsero a creare quella Scuola che, a Versailles doveva soppiantare Napoli, anche per il mutare delle influenze politiche.

L'Alta Scuola prevedeva esercizi a terra collegati alle tre andature fondamentali del cavallo, (passo, trotto e galoppo) chiamati "Arie Basse" ed esercizi che prevedevano uno stacco da terra, perciò chiamati "Aria Alte" quali la "levata, la pallottata, la capriole, la groppata , che nel nuovo paese, come Ninì Tirabouchon, assumeranno i nomi di "levade, ballottade, croupade, capriole," che si conserveranno fino ai nostri giorni.

La rivoluzione Francese mette a piedi cavalieri e maestri, fortunatamente l'Alta Scuola aveva già da tempo, a Vienna, una "colonial' che assumerà il nome di Scuola Spagnola. Qui rimane fino a confondersi col cavallo Lipizzano creato con I'incrocio tra stalloni ispano-arabi e fattrici carsiche e portato a Vienna all'Università dell'Alta Scuola dall'allevamento di Lipizza dove é stato fino alla prima guerra mondiale (oggi a Lipizza, chee a quattro passi da Trieste, gli Jugoslavi hanno istituito un allevamento autonomo, ma gli Austriaci dall'alto del loro allevamento di Piber, storcono il naso).

In Francia, alla Scuola di Saumur, fondata a circa 40 anni dalla rivoluzione per impartire ai figli dei san­culotti diventati reclute dell'Esercito regolare le norme di quell'equitazione istintiva che é un pç la nonna di quell'equitazione naturale che gli italiani imporranno al mondo cinquant'anni dopo, si istituirà il Cadre Noir nel quale prestigiosi écuyers riproporranno i temi dell'Alta Scuola ai loro proseliti, ma questo non va oltre al fatto privato anche se alcuni prestigiosi cavalieri figureranno assai bene nelle edizioni iniziali delle Olimpiadi Moderne.

Dovevamo fare tutto questo discorso perchè e proprio dalle "Arie Basse" dall'Alta Scuola che e derivato il Dressage che, pur conservando, a volte immutati, alcuni esercizi classici, ha immesso e sviluppato andature media ed allungate atte ad esprimere impulso, equilibrio ed armonia in cavalli che sono diventati atleti moderni. Dal 1912, da quando l'equitazione è entrata nei Giochi Olimpici, il Dressage vi è apparso come specialità, a braccetto col Salto, abbastanza diffuse nei Paesi Nordici, sapientemente coltivato in Unione Sovietica, a livello altamen­te competitivo, e in fase di diffusione in molti altri Paesi, Stati Uniti e Canada compresi.

In Italia è agli inizi: per la prima volta, dopo i fasti di Napoli, e stato "importato" un istruttore tedesco che la federazione destinerà a tempo pieno per la diffusione di questa specialità tra i giovani.

Ma la domanda del giorno, negli ambienti non equestri, rimane sempre questa: ma che cos'e questo Carneade chiamato Dressage? Potremmo tentare di darne un'idea paragonandolo al pattinaggio artistico dove gli esercizi obbligati siano presentati in una successione stabilita ed in punti prefissati e comunicando il medesimo senso di leggerezza, di grazia e di equilibrio, ma tutto questo è assai opinabile perché prescinde dall'assenza dell'equitazione che è tutta nel connubio tra cavallo e cavaliere che diventano binomio eseguendo serie di azioni esenti da costrizioni e da forzature di qualsiasi specie.

Ma che scopo ha tutto questo? A cosa serve il Dres­sage? Il regolamento della Federazione Equestre Internazionale, cheè anche una vera e propria filoso­fia del Dressage, afferma:"il Dressage ha lo scopo di sviluppare armoniosamente I'organismo ed i mezzi del cavallo. Di conseguenza rende iI cavallo calmo, morbido, sciolto e flessibile ma nello stesso tempo fiducioso, attento e perspicace realizzando così una perfetta intesa col propria cavaliere".

Ma il discorso è molto più lungo, ovviamente. E le presenti note non possono essere considerate sicuramente esaustive.

Questo articolo scritto da Ettore Mariano anni fa ed è stato ritrovato dal Cap. Franco Pellegrino fra vecchi documenti.

Fonte: Periodico Dressage – 4/6/1994